di Nicoletta Mainardi
ATTENZIONE
Leggi “I Magi” e “I pastori” nei Testi!
Due poesie di Luzi, I Magi e I pastori, celebrano l’evento della Natività ispirandosi ai due noti episodi evangelici in cui si narra della venuta dei Magi dall’Oriente a Gerusalemme per adorare il Bambino e della rivelazione ai pastori nella notte Santa. La sequenza affianca come in un dittico la pagina diurna e terrestre del viaggio dei Magi al notturno mistico dei pastori, ed è incastonata nella sezione metafisica dal titolo Genia della raccolta Frasi e incisi di un canto salutare (1990).
Con I Magi siamo al centro del movimento, dentro un percorso di fede e di pensiero che ripensa se stesso, alla direzione presa, se rivolta “in avanti” o “a ritroso”: “Sapevano e non sapevano / da sempre la doppiezza del cammino. / L’avvenire o l’avvenuto… / dove stava il punto? / e il segno? / da dove era possibile il richiamo? / Non è ricaduta / inerte nel passato / e neppure regressione / nel guscio delle cose già sapute / questo / ritorno della strada / spesso / su se medesima, / ma nuova / conoscenza, forse, / ed illuminazione / di un bene avuto e non ancora inteso – / dice / uno di loro” (I Magi). L’importante è la consapevolezza del cammino intrapreso, quella tensione presaga di futuro che li fa andare insieme, e il poeta con loro, nel “va e vieni del viaggio”.
A differenza dei Magi, i pastori della poesia omonima non sanno decifrare i segnali che accendono per loro la notte del mistero; provano come i loro armenti un inquieto desiderio d’“altitudine”, di distacco dal “basso” immersi come sono nel cuore della profezia, primi testimoni dell’indicibile avvenimento “che essi vedevano e adoravano / perduti / nella raggiante oscurità” (I pastori).
Nel presepe di Luzi le figure e i simboli di una storia sacra s’intrecciano con i motivi fondamentali della sua ispirazione. Il motivo del viaggio, di cui i Magi sono una permanente allegoria, costituisce la dorsale tematica della poesia luziana, e s’incrocia con il tema della luce verso il quale tende il fine ultimo del viaggio. Questo percorso conoscitivo non è mai lineare e progressivo, nel senso che il viaggio prevede battute d’arresto e giri su se stesso, mentre il traguardo della luce non rivela ma illumina il mistero che tiene insieme la vita dell’universo.
Con la “raggiante oscurità” che chiude con un suggestivo ossimoro I pastori Luzi sembra dirci che l’esperienza del divino non si lascia percepire se non nel contrasto fra la luce e il buio, fra l’alto e il basso, fra il limite e l’illimitato. Ma qui è la notte – grazie ad un poeta che aveva intitolato Avvento notturno il suo secondo, importante libro di versi – che torna a risplendere, come nella visione mistica, di luce propria.
Nicoletta Mainardi
Nell’illustrazione: Presepe di Venturino Venturi