di Marco Marchi
ATTENZIONE
Leggi la poesia “11 settembre” nei Testi!
Da sempre la poesia di Mario Luzi ha saputo coniugare visibile ed invisibile, «terrestre» e «celeste»: versi, i suoi, che riproducono in fogge mirabili – trascoloranti dal dolore alla letizia, dalle interrogazioni tragicamente dubitanti alla certezza – una dizione incircoscritta del mondo, dell’esistente.
La poesia «nell’opera del mondo»: nella natura come nel farsi storico degli eventi. Un’unica appartenenza intima e umanamente incaricata che dà voce, nel mistero, alla volontà dell’universo a vivere e rivivere attraverso la «trasformazione», il «mutamento», e insieme all’inverarsi di un senso, a quell’adempiersi insindacabile e segreto che costituisce la sua legge profonda.
Memoria e storia vengono così ad assumere in Luzi significati di assoluto rilievo, mentre il tema civile del superamento dell’insensatezza di un «buio sangue» della violenza e della distruzione sfocia e si propaga nel più diffuso afflato verso l’universa compiutezza del cosmo. In entrambi i casi, partecipando e ricordando, la sua poesia «tende a»: canta costantemente, pur nella rigorosa spietatezza degli accertamenti, su accorate tonalità di esortazione invocante, spesso di fermo ammonimento e di richiamo, ma anche su registri di nitida contemplazione, di intatta e superiore fiducia in quel «magma» che sovrintende alle vicende dell’uomo e del mondo.
Ha scritto Mario Luzi nel testimoniare circa i nuclei essenziali della sua poetica e l’incidenza in essa della storia, con tutte le sue violenze e le sue tragiche inesplicabilità: «Dramma e enigma: provo a isolare queste due parole. Non so se possono davvero riassumermi ma certo vi riconosco molto di me. Il sentimento creaturale con la sua suscettibilità di fronte alle pene e alle offese non è meno forte del giudizio e del senso storico dell’ingiustizia».
Una dizione sconfinata e appassionata, che di necessità porta con sé il tema civile. Ed è questa la cifra che vogliamo qui sottolineare, invitando a riconoscere in un’opera straordinaria come quella di Luzi tanti tragici eventi novecenteschi e di nuovo millennio: dalla Seconda guerra mondiale e i suoi orrori alla Guerra del Golfo poi ferocemente riaccesasi, da Praga al Vietnam, dall’assassinio Moro alle stragi che hanno funestato la recente storia italiana, alle oltranze cruente e quasi inimmaginabili del terrorismo su scala mondiale (leggi sull’attentato alle Torri gemelle di New York del 2001 la poesia 11 settembre presente nei Testi) .
Accadimenti con cui l’arte inevitabilmente si incontra e si scontra, fornendo – proprio in questo suo umano non potersi sottrarre a necessità e insieme a un dono ricevuto prezioso come la parola – un’indicazione di valore etico ed educativo: una testimonianza e un pegno memoriale che valgono una continuità, un indirizzo, uno sguardo rivolto al futuro.
Il mondo è insanguinato, il mondo è al buio: «buio sangue». Ma «O anima del mondo / da tutto ferita, / da tutto risarcita…», risponde, perfettamente bilanciandosi tra sofferenza e ricompensa, dramma e speranza, un altro testo di Mario Luzi (Durissimo silenzio, in Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini).
Marco Marchi