Viaggio in Toscana con Mario Luzi


di Marco Marchi

Celebriamo il centenario della nascita di Mario Luzi e tra poco, a febbraio, celebreremo il decennale della sua scomparsa: un decennale quasi dentro un centenario. Ma anche questo impasto,  questa concomitanza, questa convergenza di vita e di morte, di morte e di vita, ha, per chi conosce la poesia di Luzi, un significato profondo, implicando il confronto dialettico tra quelle che l’autore chiama le «due», le «sole».

È una confluenza dirimente, decisiva. E dicendo confluenza si entra già autorevolemente nell’opera del nostro grande poeta che giovanissimo, appena ventenne, com’è noto, pubblica un libro suggestivo e immediatamente di rilievo come La barca: una barca in movimento, sull’acqua, una barca da cui si colgono in compagnia di amici, nelle immagini che in movimento si susseguono, nel paesaggio mutante che accompagna il viaggio, verità.

Grazie alla Regione Toscana, che ha consentito la realizzazione del documentario In Toscana. Un viaggio in versi con Mario Luzi di cui potete vedere il trailer, Luzi sarà qui con noi, con la sua voce, con la sua poesia, immerso in quegli scenari toscani fra terrestre e celeste che hanno costruito lo sfondo più familiare e quotidiano e insieme più misterioso ed implicante della sua esistenza.

Una geografia interiore, interiorizzata e nel contempo agonicamente drammatizzata, pronta a riconvertirsi in fisicità, persino in elementarità costitutiva, e anche in questi termini, nuovamente spolpandosi e rimanendo intatta, in sigla di un’oltranza, in cifra allegorica di un senso recondito che a starci attenti traspare; tanti luoghi e tanti paesaggi in bilico tra natura e cultura, ripercorsi con lui, con le sue parole, perfino con la sua voce che dice quelle parole, con il volto stesso di lui che parla, in un cammino disponibile per sua intrinseca vocazione ad annullare troppo netti confini tra ciò che è e ciò che è stato.

E un viaggio che segna piuttosto, ad ogni tappa del suo procedere, una confluenza, appunto, un esserci dinamico ed osmotico, di continuo variante e precipitante in se stesso, goccia dentro goccia di una liquida e dinamica sostanza, proprio come accade per l’acqua dei fiumi di Luzi: fiumi promossi dalla sua opera, non a caso, a indici privilegiati di una docenza naturale che insegna il permanere mutando, che accorda miracolosamente la trasformazione alla intangibilità noumennica e seducente dell’essere.

È così che anche nel video In Toscana. Un viaggio in versi con Mario Luzi c’è ad apertura del nostro viaggio filmico una celebre poesia della Barca come Alla vita (

“>leggi “Alla vita” in Testi) e immagini fluviali, in sintonia con quello che Luzi stesso ha chiamato un «discorso naturale»: un discorso pronto a lasciarsi cogliere oltre ogni apparenza, oltre ogni superficie di quel visibile in cui pure prende forma, secondo il quale si plasma e si modella, nel quale, parte di una unitaria e metamorfica vicenda di «morte e ricominciamento», si incarna.

Credere nella poesia, per Luzi, è stato soprattutto credere nell’ulteriorità della creazione: credere a un movimento naturale che non si arresta e a cui è impossibile sottrarsi, pena la sottrazione dall’autentico, dalla riconoscibilità stessa del nostro – personale e collettivo – destino di uomini nel mondo. È una fedeltà a sfondo religioso, che presuppone un disegno segreto, nobile e solenne. Ed è una storia che – per via di sofferenza e di risarcimenti, ma anche per via di scelte e contributi partecipativi responsabili – incarica l’uomo: storia e natura, natura e cultura, su di una stessa linea, in una medesima prospettiva, o se volete, ripensando ai versi di Alla vita, in uno stesso alveo, nel recupero di quel «sospiro profondo» che si diffonde a ritroso «dalle foci alle sorgenti», pronto a ripercorrere ad ogni istante il cammino inverso, a sussumerlo e ribaltarlo in sé, in ogni tratto della sua molecolare direzionalità di cosa libera e nel contempo, attimo dopo attimo, obbediente.

A ripercorrere l’opera di Mario Luzi questa complessa dialettica tra uomo e mondo si riscopre continuativamente efficiente: naturalmente intrinseca, propulsiva, vitale, foriera di speranza anche nel «dramma» e nell’«enigma» cui la poesia presta ascolto, che la poesia perlustra. Ed è bello immaginare, uniti nell’ascoltare la voce del poeta, i luoghi di una vita che proprio grazie a quelle parole che li hanno espressi, significati e insieme elevati ad una significanza maggiore, davvero fra terra e cielo, non si arresta.

Anche a quei luoghi, pronti a trasformarsi in simboli ed allegorie come pure, o accennavamo, a ricondursi alla primordiale originarietà degli elementi, Mario Luzi ha concesso, grazie alle sue parole di poeta, quella «vita al quadrato» che l’arte elargisce ad ogni vero artista: proprio perché, cosa sua e non sua, a tutti ne faccia dono, con tutti la condivida.

Marco Marchi